un anno di last.fm

Sorpresa di fine anno (1): i Wombats sono primi nella classifica dei miei artisti più scrobblati su last.fm del 2011. Sarà per il nuovo album? Sì, sarà.
Sorpresa di fine anno (2): i Foals sono solo quarti.


Niente di nuovo invece per quanto riguarda i brani. "To the basement people" è stato il mantra della primavera 2011.




In Time - Andrew Niccol (2011)

La scena in cui Olivia Wilde corre verso Justin Timberlake e muore giusto in tempo per finire tra le braccia del figlio è la cosa più ridicola e demenziale che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni.



Devo ammettere che avevo grandi aspettative su questo film. Il plot è di quelli intriganti, e l'idea, nonostante le voci sul plagio, è sufficientemente originale. 
Purtroppo mi trovo ora a dover scrivere di aspettative deluse. Di come per fare un film di qualità non basta una tagline accattivante. Di Andrew Niccol che stenta a ripetere il successo di Gattaca.


In Time in realtà non è un film. E' un lungo spiegone di 104 minuti, su come funziona questo mondo in cui le cose si pagano con la propria vita. Un mondo che vede esasperate le disparità sociali, come in un diciannovesimo secolo industriale all'ennesima potenza, in cui i ricchi non solo sono ricchi ma anche immortali, e i poveri più che far fatica a trovare di che sfamarsi non riescono a trovare il tempo per farlo. Il tutto genera non poche riflessioni, che in parte riescono a far dimenticare certe scene tamarre da film di serie B, e inutili esasperazioni della trama. Solo in parte, purtroppo.
La scena della morte di Olivia Wilde non è l'unica, anche se la più esagerata. Ma, in ogni caso, la sensazione è che l'intero film sia permeato di uno spirito alla "bottega delle meraviglie" (o degli orrori) in cui lo scopo principale è quello di mostrare quanto sia strano e bizzarro questo mondo, e suscitare forzatamente espressioni di meraviglia o di stupore. Una cosa tollerabile, per quanto mi riguarda, soltanto in film di serie B o che si prendono poco sul serio.


La speranza a questo punto è che, fra qualche anno, un regista serio e più oculato del nostro amico Andrew, riprenda in mano il plot e ne faccia un remake più riflessivo, meno caciarone e che metta in luce le cose interessanti che propone una storia del genere (Duncan Jones, mi riferisco a te).



Addio ai Colli

colonna sonora:



ho passato gli ultimi due anni a dire a chi mi chiedeva che sì, a Roma mi trovo bene, però stavo meglio a Milano...

non so se, ora che vado via, stia o no iniziando a ricredermi.

quello che so è che mi dispiace andarmene.

sono uno che fa le radici lentamente e in profondità.


L'ascensore - Dick Maas (1983)

Nella mia personale esplorazione dell'universo cinematografico sono sempre alla ricerca di film "so bad it's good". Tanto brutti da essere belli. Una frase decisamente insensata, almeno finché non si incontrano film come "L'ascensore".


In realtà l'idea è vincente in partenza. Chi non ha mai avuto un po' di paura per quelle scatole claustrofobiche che ti portano su e giù per i palazzi, nelle quali si passano istanti interminabili sospesi nel vuoto, appesi a dei cavi che, saranno anche i più resistenti dell'Universo, ma non si può mai dire ... ? E se poi una di queste macchine sviluppasse una certa intelligenza propria e una personalità omicida?


A parte questo però il film resta inevitabilmente di serie B. Se da una parte questo ne fa un paradiso dei feticisti degli effetti "speciali" vecchia maniera (tanto sangue finto bordeaux e teste di pongo), dall'altra non si possono tollerare facilmente buchi e balordaggini varie nella sceneggiatura (una fra tutte la storia dei chip maligni che si auto-riproducono).
Comunque, nonostante gli attori siano abbastanza sconosciuti e improponibili, non sembra neanche recitato tanto male; ma forse è merito del doppiaggio italiano. Per il resto funziona bene, non annoia troppo, e crea una discreta tensione verso la fine.

Infine mi preme di far notare che il nostro eroe ha come mezzo a motore un mitico Fiorino FIAT bianco. Mezzo che dalle mie parti è quello che va di moda tra i pastori più cool.



Dexter: supposizioni sulla stagione 7

premessa: spoiler a go go a seguire sulla sesta stagione di Dexter, almeno fino all'undicesimo episodio (il penultimo).

premessa numero due: non sono solito usare preservativi superlativi, però quando una serie (Dexter) è la migliore della storia, e dell'Universo tutto, non si può non prenderne atto.

Come si sa ci saranno una stagione settima e un'ottava. Ragion per cui c'è da aspettarsi che ci sia un aggancio narrativo tra l'attuale e la prossima, come successe tra la quarta e la quinta. Penso di aver intuito di che si tratta.

Per farla breve, Louis, lo stagista di Masuka, sarà il cattivone della prossima stagione.
Non ho sentito rumors su alcunché, però la cosa si deduce abbastanza facilmente:

  • il nostro amico ha la fissa per i serial killer, tant'è che ha creato un videogame in cui se ne può impersonare uno tra quelli più famosi visti nelle cinque stagioni precedenti;
  • ha comprato la famosa mano smaltata dell'Ice Truck Killer (aka Brian Moser) per poi spedirla a Dexter;
  • tutta l'attenzione che gli si è data, a lui e alla morosa, sorella di Batista, sarebbe ingiustificata se non ci fosse uno sviluppo del personaggio. Sviluppo ormai impossibile tempisticamente entro la sesta stagione.
  • quando dice, riguardo al fatto che Dexter gli ha stroncato l'idea del gioco sui serial killer, una cosa tipo "grazie di avermi fatto aprire gli occhi, è tempo di concentrarmi sulla realtà", vuole in realtà dire "fare il serial killer nella realtà è mille volte più figo che farlo in un videogame". chiarissimo
Suppongo che la prossima sarà una di quelle stagioni quasi-revival, col nostro Louis che inscena gli omicidi dei serial killer più famosi delle scorse stagioni, compreso lo stesso Dexter (aka Bay Harbor Butcher).

Ovviamente quelle sopra sono solo supposizioni. Molto fondate, ma sempre supposizioni.
O magari era una cosa che si sapeva già da tempo; in tal caso mi sentirei comunque molto orgoglione per esserci arrivato da solo, nonostante la mia incapacità cronica di capire certe cose.


Enter the Void - Gaspar Noé (2009)

... quando il titolo si dice azzeccato.

Il vuoto (narrativo) in cui si va a infilare Enter the Void inizia circa quindici minuti dopo i titoli di testa, e ci rimane per due ore abbondanti. Inutile dire che vederlo richiede non poco impegno e pazienza.

Protagonista è Oscar, che non vediamo mai se non da dietro la nuca (a parte un paio di volte allo specchio), uno spacciatore che vive a Tokyo che si fa incastrare da un ex-amico e ammazzare dalla polizia (nessuno spoiler, la morte è all'inizio del film). Dopo morto la sua anima inizia un viaggio allucinante tra presente, passato e futuro, presentandoci una storia di tipico degrado. Storia estremamente scarna, di scarso interesse e, soprattutto, priva di un qualsiasi 'gancio' narrativo che susciti la curiosità di sapere come va a finire.

Il valore di questo film sta nella forma.
I primi minuti si possono intitolare 'Enter the Headache'. La visuale è perennemente in soggettiva e senza stacchi di montaggio. Siamo letteralmente dentro la testa di Oscar. Se la cosa può avere un interesse di tipo tecnico (per altro non del tutto originale) è tremendamente fastidioso per lo spettatore. Da mal di testa, appunto.
Il resto del film è sempre in soggettiva, ma il soggetto è l'anima di Oscar e non più il suo corpo. Anima che sorvola questa Tokyo perennemente notturna e illuminata da colori sgargianti e saturati, e che ogni tanto viaggia per il tempo a raccontarci il passato del protagonista. A intervallare questi viaggi ci sono delle visivamente bellissime sequenze astratte. Davvero uno spettacolo per gli occhi.

Nel complesso la grande qualità del film è la sua potenza visiva (nonostante i mal di testa). Quello che non va è la mancanza di una storia. Personalmente ho apprezzato tantissimo anche film che non raccontavano nulla, però  in questo caso due ore e quarantuno piene (non ci sono titoli di coda) riescono a mettere in crisi la pazienza e la buona volontà di chiunque.

Bellissimi i titoli di testa:


Midnight in Paris - Woody Allen (2011)

Woody Allen è membro onorario di quel club di registi che suscitano commenti tipo "una volta era diverso" o "preferivo i primi film". Gente come David Cronenberg o Nanni Moretti.
Su Midnight in Paris ho letto molti commenti di quel tipo. Ma non credo siano giustificati, in questo caso.
Allen non si è totalmente snaturato come ad esempio i due colleghi citati sopra. Lui continua a fare le sue commedie, magari intervallate da film come Match Point, che però restano nel complesso coerenti con la sua filmografia. Certo la qualità si è molto abbassata, però lo stile è quello.
Midnight in Paris è una commedia brillante, piena di citazioni colte, che non strappa risate ma ti mette il sorriso. Non ha guizzi ne grandi trovate comiche, però è piacevole. Breve e piacevole.
La critica che mi è capitato di leggere spesso è che sembra un video promozionale di un'agenzia viaggi... embè? Voglio dire, anche Manhattan è così. Tra l'altro l'intro è identico.
Quello che invece non mi è piaciuto è la solita torre Eiffel in ogni inquadratura, e la polpetta in gola di Owen Wilson (ma quanto è fastidioso quando parla..).


i galantuomini

900 persone che rischiano seriamente di veder dimezzato il loro stipendio protestano giustamente contro questo sopruso


(fonte)

per citare Democrito: "hanno la faccia come il kulo"

o tutti o nessuno

che la Chiesa debba pagare l'IMU mi sembra sacrosanto (e fin qui...)

ma a quel punto la devono pagare anche:
- i sindacati
- le sedi di partito
- tutte le ONLUS
- tutti quelli che sono esenti.

del resto anche loro usufruiscono di servizi pubblici annessi agli edifici. anche loro hanno l'accesso stradale e la fogna.

in alternativa gli si tappa lo scarico fognario. così capiscono cosa vuol dire stare nella merda

ho già in mente il titolo per la prossima tesi

beh quasi

sono indeciso tra:
- "La puzza di piedi come antidepressivo"
e
- "Trattenere la cacca è segno di egoismo"



l'alba del pianeta delle scimmie (2011)


La saga del pianeta delle scimmie ha un suo fascino particolare. Ogni film va a risvegliare la consapevolezza che il pianeta non è il nostro, con un artificio piuttosto banale, cioè consegnandolo a qualcun'altro (in questo caso alle scimmie. appunto).
E' un'idea molto potente.
Questo film ce ne da un assaggio facendo un lavoro molto da prequel; ogni scena è un rimando a quello che avverrà dopo.
Ma è anche un film che sta bene in piedi da solo. Non serve conoscere come va a finire la storia. Certo, in questo caso la storia risulterebbe un po' banale e forse alcuni elementi incomprensibili ma, da quanto ho letto in giro, molti che non avevano visto gli altri film l'hanno apprezzato comunque.
C'è un discreto coinvolgimento emotivo e molte cose non scontate nella trama. Da un film del genere non me l'aspettavo.
Quello che invece mi aspettavo erano gli effetti digitali. Cesar è reale e, volendo dire una cattiveria, anche più espressivo di James Franco. Peccato per alcune scene di spettacolo fine a sé stesso. Se ne poteva fare a meno.
Dal fronte difetti ci sono almeno un paio evidenti errori e cose incomprensibili nella sceneggiatura. E poi, volendo fare i pignoli, io avrei fatto in modo che lo spettatore parteggiasse di più per le scimmie. Sarebbe stato più interessante.


la professoressa alle grandi manovre

chissenefrega delle lacrime. la Fornero ha illustrato cose di assoluto buon senso con un livello di chiarezza e competenza che se penso alle conferenze stampa del governo di qualche mese fa...


anni luce dal tunnel della Gelmini

"The belief that we are living in an orderly universe, that nothing happened to this Earth and the other planets since the beginning, that nothing will happen till the end, is a wishful thinking that fills the textbooks.. and your textbooks are still of victorian vintage"
(Immanuel Veilikovsky)